SAI RICONOSCERE UNA PERSONA CHE MENTE..?

mercoledì 23 maggio 2012

GIOVANNI FALCONE & PAOLO BORSELLINO

A venti anni esatti dalla strage di Capaci in cui persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montanaro,voglio ricordare un maestro ma anche un amico dotato di eccezionale ironia e grande intelligenza.
Anche Robert S. Mueller attuale direttore del Federal Bureau of Investigation (FBI) lo scorso 18 maggio, giorno del compleanno dello stesso Falcone, ha ricordato la figura del magistrato.
Robert S. Mueller, in omaggio a Falcone, ha osservato, che la "Long before 'globalizzazione' è diventata parte del nostro vernacolo, il giudice Falcone ha riconosciuto che nessun dipartimento o paese può combattere il crimine solo. Ha fatto di tutto per coltivare forti relazioni, le amicizie con i partner qui negli Stati Uniti e in tutto il mondo ".
  




Capaci, 23 maggio 1992, ore 17.58. Fu quella una strage annunciata, una strage che a sua volta annunciava un’altra strage. Infatti solo un mese più tardi Paolo Borsellino disse: «So che è già arrivato l’esplosivo destinato a me».
Dopo 57 giorni, il 19 luglio 1992, ore 16.58, in via D’Amelio, una Fiat 126 imbottita di tritolo esplodeva uccidendo Paolo Borsellino e cinque uomini della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.


 
Nella scuola dell'FBI di Quantico ci sono due busti. Uno dedicato al terzo presidente degli Stati Uniti d'America Thomas Jefferson, l'altro è dedicato a un italiano, Giovanni Falcone. Il busto di Falcone è lì dal 1994, voluto da Louis Freeh, collaboratore e amico di Giovanni, che insieme condusse l'indagine "Pizza Connection". Indagine che, nel 1987, in seguito all'accertamento del traffico di cocaina tra USA e Italia e a un fiume di denaro depositato in Svizzera, portò all'arresto di 32 persone e alla condanna a 45 anni di reclusione del boss Gaetano Badalamenti.
Alla scuola dell'FBI vollero il busto di Giovanni Falcone perchè "è la più alta rappresentazione della Giustizia e dello Stato". A vent'anni dalla strage di Capaci, proprio a Quantico si ricorda la figura del giudice che insieme a Paolo Borsellino e al pool antimafia di Antonino Caponnetto portò a termine il maxi-processo a Cosa Nostra.


COSA E' RIMASTO DEGLI INSEGNAMENTI DI FALCONE E BORSELLINO..?

Una delle offese più sanguinose che si possono infliggere alla memoria di Giovanni è quella di immaginare, dopo la sua morte, che cosa avrebbe fatto o detto. Eppure questo estremo oltraggio è stato per vent’anni lo sport preferito di molti politici e commentatori, che hanno tentato di usare la sua salma come arma contundente per colpire i magistrati antimafia vivi.
Vi hanno divisi sui processi politici e Vi siete scontrati su come fare le indagini. Vi siete contesi l'eredità di Falcone. Inchiesta dopo inchiesta, Vi siete combattuti su tutto. Su Andreotti. Sui pentiti. Sulla caccia a Provenzano. Sulle "talpe" infilate nelle Vostre stanze. Prima avete scatenato violentissime guerre in nome dell'antimafia e poi la Vostra antimafia l'avete divorata.
Quasi venticinque anni dopo è finita per sempre la storia del pool di Palermo. L'hanno sepolto gli antichi rancori, l'hanno sbranato tribù giudiziarie in perenne sfida. E ormai, di quell'idea e di quella struttura investigativa nata in un piccolo bunker del Palazzo di Giustizia mentre i mafiosi spadroneggiavano per la città, sono rimaste solo macerie.
Resti di pool sui quali camminate giudici, che Vi azzannate, che Vi fate a pezzi. Siete giudici cannibali Voi di Palermo. Rappresentato dagli stessi abitanti del Palazzo di Giustizia come uno dei tanti conflitti originati da due "scuole di pensiero", il caso Palermo in realtà questa volta è il segno di un'avventura al suo epilogo: la conclusione di una stagione italiana nella lotta a Cosa Nostra.
 
Quelle di Palermo non sono soltanto dispute - come era accaduto anche più volte in passato - di natura tecnico giuridica o divergenze sul vaglio delle contiguità fra mafia e politica. È tutto più evidente e doloroso: è lo spegnimento, l'estinzione di un'esperienza che ha marcato un quarto di secolo.
È implosa la procura della Repubblica di Palermo. Dietro le polemiche, le risse, le comunicazioni a mezzo stampa per precisare pubblicamente "la linea dell'ufficio", c'è una devastazione mai conosciuta prima. Neanche ai tempi dei veleni e dei magistrati eccellenti sospettati di collusione. Gli effetti di questo disastro sono già visibili. Investigazioni rallentate. Processi pasticciati. Deleghe d'indagine sospese. Sostituti che nascondono carte ad altri sostituti, che non si salutano più, che dichiarano apertamente "il proprio odio" nei confronti di altri magistrati. Colleghi della porta accanto, blindati come loro, prigionieri delle stesse scorte e delle stesse paure.
Un pool pieno di nemici. Una parte accusa l'altra di "massimalismo" nelle investigazioni di mafia,
L'altra parte accusa di avere creato un "centro di potere" nella direzione distrettuale, con indagini affidate a pochi. Di avere impedito la "circolarità" delle informazioni, mantenuto un "basso profilo" investigativo, concentrato energie quasi soltanto sul versante militare di Cosa Nostra. Trascurando la mafia economica e politica.

 Guardatevi intorno, state uniti. le mafie sono come gli alieni; sono tra noi, simili a noi, parlano come noi, si muovono come noi, sono dentro di noi.
          MUOVONO LA NOSTRA MENTE
                         DIFFIDATE
 
Il sistema economico vigente è stato concepito sin dall’inizio in modo da vincolare saldamente ogni alieno mafioso ai diversi organismi statali nazionali, in una sorta di rete vischiosa rappresentata dalle strutture o convenzioni sociali.
Anche la struttura statale con tutti i suoi farraginosi meccanismi di spreco, privilegi, rappresentanza e mantenimento dei quali il “finanziamento dei partiti politici” – immorale e anticostituzionale essendo stato abolito con un referendum popolare – è un tipico esempio.
Basta raccogliere gli innumerevoli elementi significativi disponibili attraverso i mass media e correlarli tra loro per dedurre che l’attuale sistema economico-finanziario mondiale – al pari di un volano senza più energia – sta perdendo sempre più velocità e tra non molto collasserà del tutto;
Il panorama geosociopolitico e la geografia del crimine organizzato sono cambiati profondamente, ma le istituzioni finanziarie continuano ad essere un elemento centrale della vita delle mafie, come aveva capito Giovanni.
 L'unica differenza sta nell'ampiezza del fenomeno: due anni fa il direttore dell'ufficio dell'Onu che combatte il crimine organizzato ha dichiarato che elementi importanti del sistema bancario mondiale sono sopravvissuti alla crisi del 2008 perché hanno accettato la liquidità generata dal crimine organizzato: 352 miliardi di dollari frutto del commercio della droga sono entrati nel sistema finanziario legale nel giro di poco tempo.L'intreccio tra sistema bancario, criminalità organizzata e apparati statali è la caratteristica del nostro tempo.

COSA SI PUO' FARE OGGI?

Una lezione di Giovanni ignorata spesso, ma ancora attuale è:
La debolezza , la corruzzione e l'inefficienza delle istituzioni democratiche permette alle mafie di diventare autorità alternative nei territori tradizionali, di espandersi in altri (come il nord Italia) e partecipare con successo a complessi traffici transoceanici. 
                                             “LA MAFIA SI PUO' BATTERE”
Ma questa battaglia non può essere condotta solo da uno sparuto gruppo di magistrati.

 
Voi siete persone splendide, uomini coraggiosi, magistrati audaci rimanete uniti, superate le Vostre divergenze comunicate tra Voi,imparate a discernere la verità.
Le scienze e neuroscienze sono molto avanzate su questo argomento Vi possono dare un grande aiuto.
Ma siate anche umili...
Per il bene dei nostri figli...per il bene del nostro paese è sempre bello imparare..

Nessun commento:

Posta un commento