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lunedì 22 ottobre 2012

VITTIMOLOGIA Seconda Parte


Livelli su cui agisce il bisogno di legittimazione:

a)  Processo di selezione della vittima
b)   Passaggio  all’atto

Desensibilizzazione e depersonalizzazione:

-   Spesso gli autori di reati violenti, per compiere l’atto, necessitano di desensibilizzarsi nei confronti della sofferenza della vittima.

-   Questo processo  alle volte consiste nel vedere la vittima più come un oggetto che come una persona, arrivando, in certi casi, ad addirittura negarne l’esistenza → Depersonalizzazione

Aggressioni contro gruppi discriminati:

-   Spesso le aggressioni contro i gruppi che molte volte vengono discriminati (omosessuali, prostitute, neri, ecc) sono più facili per l’attore poiché questi sente quasi di avere un  alibi sociale per l’atto che sta per compiere

Crimini della folla:

















-   Alcuni crimini perpetrati dalle folle inferocite (es: linciaggio) costituiscono un esempio di  spontanea legittimazione collettiva


Reati condizionati:

-   Crimini il cui esito finale è condizionato fortemente dal comportamento assunto dalla vittima.
















-   Es: violenza carnale, rapina a mano armata, estorsione,ecc)


Ipotesi del “mondo giusto”:

-   Tendenza della società a ritenere che viviamo comunque in un mondo dove ognuno riceve ciò che si merita.

-   Secondo questa impostazione, molte persone tendono a pensare che, in qualche modo, ogni vittima si sia meritata almeno in parte ciò che l’è successo.

LEGITTIMAZIONE CULTURALE DELLA VITTIMA

-   In alcune culture certe vittime tendono ad essere considerate come  “culturalmente  legittime”
-   Per esempio, alcuni ordinamenti giuridici non considerano reato lo stupro della moglie da parte del marito
-   Nelle bande minorili, la violenza in-group è fortemente condannata, mentre quella out-group è addirittura incoraggiata
















-   Uccidere il nemico in guerra è considerato legittimo


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mercoledì 3 ottobre 2012

VITTIMOLOGIA



CHE COS’E’ LA VITTIMOLOGIA


-   Subdisciplina criminologica che ha per oggetto di studio le caratteristiche della vittima.

-   Studia il comportamento della vittima in relazione con il comportamento del criminale (c.d.  “coppia  penale”  ) e l’ambiente in cui avviene il crimine.

-   Per anni lo studio della personalità ha riguardato unicamente il reo, mentre lo studio della vittima, se presente, era sempre in prospettiva dello studio del criminale.

-   La vittimologia prende piede negli anni ’40 grazie a Mendelsohn e Von Hentig.

-   Ha il grande merito di integrarefattori predisponenti coi fattori scatenanti.

-   Ha fatto capire che spesso a carico della vittima vi è una grossa responsabilità, anche se la vittima stessa non lo immagina.

-   Alcuni la considerano una subdisciplina della criminologia (Von Hentig, Ellenberger), altri una disciplina a sé stante (Mendelsohn, che ritiene più opportuno il termine di  “vittimologia  generale” ).

-   Mendelsohn ha anche auspicato l’individuazione di una c.d. socio-analisi e di specifiche leggi socio-vittimologiche.

Concetti basilari:


-   Ellenberger, 1954

-   Distingue 3 concetti fondamentali, ripresi da uno studio di Von Hentig:

1)  Criminale  vittima: il soggetto, a seconda del caso, può divenire sia criminale che vittima o esserlo simultaneamente (es: incidenti stradali).

2)  Vittima latente (o potenziale): il soggetto può avere una predisposizione inconsapevole a divenire vittima o ad attrarre il criminale.

3)  Relazione specifica tra criminale e vittima:

a)   Pura relazione nevrotica (es: parricidio).

b)  Relazione psicobiologia (es: attrazione di due caratteri complementari).

c)   Relazione genobiologica (es: attrazione su eredità similare).

Responsabilità funzionale:


-   Schafer, 1968

-   La vittima è responsabile della prevenzione della sua vittimizzazione

Rischio di “rivittimizzazione”:


-   Molti autori hanno sottolineato come la vittimologia non debba divenire una disciplina atta alla “spremitura” della vittima per estrapolare informazioni sul criminale

-   Comportandosi in un modo simile si correrebbe il rischio di far subire alla vittima un secondo processo di vittimizzazione


IL REATO “SCATENATO” DALLA VITTIMA


















 Precipitation Victim:


-   Reato “scatenato dalla vittima
-   Wolfgang   grande frequenza di omicidi scatenati dalla vittima

-   Spesso accade che vittima e criminale comincino un “gioco reciproco di violenza fisica”

-   L’omicidio ha incidenza molto maggiore quando è la vittima a cominciare ilgioco

-   Non bisogna confondere il reato scatenato dalla vittima con la provocazione da parte della vittima:

 il primo è un concetto comportamentale

 il secondo è un concetto giuridico.


Spettatori del reato:


a)  Innocent by-standers: coloro che assistono da testimoni al reato.

b)  Involved by-standers: spettatori interessati al reato in atto.


IL RUOLO DELLA VITTIMA NEL PASSAGGIO ALL’ATTO





















Dinamismo delle forze crimino - repellenti (Fattah):


-   Forze crimino-repellenti: forze dinamiche d’inibizione che variano a seconda della situazione e delle persone coinvolte nell’atto.

-   Le inibizioni di un individuo di fronte ad un crimine variano a seconda della personalità della vittima e della possibilità di legittimare l’atto.

-   La mancanza di inibizioni e scrupoli morali non è prerogativa del delinquente, che non è meno inibito del non delinquente  ciò che varia è la capacità di  razionalizzazione  e di  autolegittimazione.


TIPI DI VITTIMA


Vittima assente, impersonale o indeterminata:


-   La vittima non c’è poiché l’atto criminoso non lede nessuna persona reale o determinata.

-   Le forze crimino-repellenti e la resistenza morale sono meno forti e il passaggio all’atto è più semplice.













-   Es: crimini contro la salute pubblica, l’ordine pubblico, contro la pubblica amministrazione ecc.


Vittima consenziente:


-   Il consenso della vittima conferisce all’atto criminoso una certa      legittimità, indebolendo le forze crimino-repellenti e facilitando il passaggio all’atto.

-   Una vittima consenziente non favorisce la comparsa di sensi di colpa e costituisce uno strumento di  decolpevolizzazione  a posteriori.




Vittima provocatrice:


-   La vittima, con i suoi gesti e le sue parole, fa venire meno le forze crimino-repellenti e favorisce il passaggio all’atto.

-   Mendelsohn distingue 2 tipi di questa vittima:

a)   Vittima provocatrice: col suo comportamento induce l’attore a commettere il reato.

b)  Vittima imprudente: determina l’incidente per mancanza della padronanza di sé.

c)  Vittima provocatrice suicida: vittima che cerca la morte provocando un’altra persona fino ad essere uccisa.



















L’AUTOLEGITTIMAZIONE DEL DELINQUENTE


 Tecniche di “neutralizzazione”:


-   Sykes e Matza

-   5 tecniche utilizzate dai delinquenti 
per neutralizzare e negare la responsabilità per l’atto commesso:

1) Il delinquente nega la sua responsabilità personale

2) Il delinquente nega  di aver arrecato danno ad alcuno

3) Il delinquente nega che la persona aggredita sia una vittima

4) Il delinquente biasima la società e chi lo condanna  (“sono peggio di me”)

5) La  lealtà verso un gruppo sostituisce la lealtà verso le norme sociali











FINE PRIMA PARTE